I Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione, anche detti semplicemente Disturbi dell’alimentazione, sono patologie complesse caratterizzate da un disfunzionale comportamento alimentare, un’eccessiva preoccupazione per il peso con alterata percezione dell’immagine corporea.
Tali aspetti possono essere correlati a bassi livelli di autostima. Possono essere presenti in soggetti che soffrono di altri disturbi psichici, come ad esempio disturbi d’ansia e disturbi dell’umore. Lo stato di salute fisica può essere compromesso a causa delle alterate condotte alimentari (per esempio restrizione alimentare, eccessivo consumo di cibo con perdita di controllo, condotte di eliminazione e/o compensatorie) che portano ad alterazione dello stato nutrizionale.
Secondo la definizione del DSM-5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione sono caratterizzati da un persistente disturbo dell’alimentazione o di comportamenti collegati con l’alimentazione che determinano un alterato consumo o assorbimento di cibo e che danneggiano significativamente la salute fisica o il funzionamento psicosociale.
Oltre all’anoressia e alla bulimia troviamo la pica (il mangiare persistente di alimenti non nutritivi), il disturbo da ruminazione (rigurgito del cibo dopo il consumo), il disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione di cibo e il disturbo da binge-eating (abbuffate).
Questi disturbi possono essere sia isolati che presenti insieme e la prevalenza è particolarmente alta tra le giovani donne (15 – 25 anni).
L’obesità, intesa come eccesso di grasso corporeo, non rientra in tali disturbi poiché dipende da una serie di fattori genetici, fisiologici, comportamentali ed individuali; bisogna comunque considerare come vi siano forti associazioni tra l’obesità e una serie di disturbi mentali.
Bisogna considerare come tali condotte possono essere singole, di modesta intensità, senza portare a quadri clinici preoccupanti. Nonostante questo, bisogna ricordare che, in queste situazioni, in cui il corpo veicola la sofferenza del soggetto, è importante non sottovalutare i primi segnali di difficoltà ed agire tempestivamente affinché tali condotte non diventino croniche.
Il problema con il cibo può veicolare due significati opposti: da un lato sembra essere esempio di forza ed autonomia del singolo, mentre dall’altro richiama le attenzioni e le preoccupazioni su un tema che è prettamente infantile, quello del nutrimento e delle cure primarie che si offrono ad un bambino.
Non a caso, spesso, le prime difficoltà compaiono in adolescenza, fase caratterizzata da una tensione continua tra bisogno di appartenenza e di individuazione, in cui i cambiamenti corporei rappresentano una rivoluzione rispetto alla percezione del proprio sé.
Il trattamento dei disturbi alimentari dipende dallo specifico disturbo e dai suoi sintomi. Solitamente risulta fondamentale un approccio multidisciplinare che prevede l’integrazione della psicoterapia con l’educazione alimentare ed un monitoraggio medico. Lavorando in equipe il soggetto è sostenuto nello sforzo di giungere ad un peso adeguato e di mantenere la propria salute, sia fisica che mentale.
La psicoterapia risulta importante poiché permette al soggetto di aver maggior consapevolezza dei propri sentimenti, come anche di imparare a conoscere e soddisfare in maniera adeguata i propri impulsi.
Solo un miglior adattamento personale, in cui il terapeuta si focalizza sia sul mondo interno del paziente che sul contesto che lo circonda, può favorire la regolazione del peso.
Sia la psicoterapia individuale che quella familiare possono risultare utili in queste situazioni: lo psicoterapeuta non si focalizzerà unicamente sul problema del cibo ma su tutte le difficoltà emotive ad esso associate.
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Bibliografia:
- American Psychiatric Association (2014). DSM-5, Raffaello Cortina Editore.
- Gabbard G. (2007). Psichiatria psicodinamica, Raffaello Cortina Editore.
- Marcelli D., Braconnier A. (2006). Adolescenza e Psicopatologia, Elsevier Editore.