I disturbi dell’umore sono alterazioni del tono affettivo e del comportamento, che permangono nel tempo e influenzano in maniera significativa il funzionamento sociale e lavorativo della persona.
Provare un’emozione, anche forte, rispetto a quello che ci accade è assolutamente funzionale, bisogna invece valutare se ci troviamo di fronte a dei disturbi dell’umore quando la reazione è persistente e sproporzionata.
Rientrano tra i disturbi dell’umore sia i disturbi bipolari che i disturbi depressivi.
Nello specifico tra i disturbi bipolari troviamo:
- Disturbo bipolare (I o II): caratterizzato dall’alternanza di episodi maniacali (con umore elevato, espanso o irritabile, aumento dell’attività o dell’energia, disinibizione, difficoltà a portare avanti progetti), ipomaniacali e depressivi (con umore depresso, perdita di interesse, piacere ed energia e aumento o diminuzione del sonno o dell’appetito).
L’alterazione dell’umore influisce in maniera significativa sulla vita del soggetto, per cui vi saranno conseguenze a livello lavorativo e interpersonale.
A seconda dell’intensità delle manifestazioni di eccitazione ed euforia si distingueranno il disturbo bipolare di tipo I (con un’intensità elevata) e di tipo II (in cui le manifestazioni sono più attenuate).
- Disturbo ciclotimico: in cui si alternato lievi episodi ipomaniacali e lievi episodi depressivi
Tra i disturbi depressivi troviamo:
- Disturbo Depressivo Maggiore: per almeno due settimane il soggetto presenta sintomi tra cui umore triste, insonnia, diminuita energia e concentrazione, perdita di interesse o piacere , perdita o aumento di peso, insonnia o ipersonnia, sentimenti di autosvalutazione e colpa, pensieri di morte. Bisogna sottolineare come vi sia una differenza tra la depressione e il lutto, nei casi di perdite di persone importanti la sofferenza è grave ma non vi è una compromissione del funzionamento, come invece avviene nei casi di depressione
- Distimia: una forma di depressione più cronica (almeno 2 anni) in cui il soggetto soffre di un numero inferiore di sintomi rispetto al disturbo depressivo
- Disturbo Disforico Premestruale: da recenti studi è emerso come sia presente tra le donne (tra l’1 e il 2% della popolazione femminile) una forma di disturbo depressivo specifica, con sbalzi d’umore, irritabilità o rabbia, umore depresso, ansia, difficoltà di concentrazione e altri dolori fisici che iniziano nei giorni che precedono la mestruazione e termina dopo il ciclo mestruale. Questi sintomi avvengono nella maggior parte dei cicli mestruali e hanno un notevole impatto sulla quotidianità
Il disturbo da disregolazione dirompente si riferisce a bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni con irritabilità persistente e frequenti episodi di grave discontrollo del comportamento.
All’origine dei disturbi dell’umore si riconoscono fattori genetici, fattori ormonali e psicosociali. È noto come eventi emotivamente stressanti (traumi, morte di persone significative) e un passato di abuso infantile potrebbero configurarsi come fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi dell’umore in adolescenza o in età adulta, in particolare del disturbo depressivo.
È importante escludere la presenza di patologie organiche nei casi di disturbi dell’umore, che possono essere la risposta ad un evento doloroso del presente, del passato o, solo apparentemente, senza una causa scatenante
Questi disturbi possono impattare in maniera disfunzionale sulla vita del soggetto poiché, nei casi più gravi, possono esserci problemi legati all’uso di farmaci o sostanze, difficoltà nelle relazioni che si interrompono o risentono della situazione, problemi al lavoro o a scuola a causa dello scarso rendimento come anche autolesionismo.
In questi casi è fondamentale chiedere aiuto. Con un lavoro psicoterapico (e, se ce ne fosse la necessità, insieme ad un intervento farmacologico) la persona sarà aiutata ad esprimere la propria sofferenza, a comprendere e collegare il proprio dolore agli eventi della propria vita e alle proprie emozioni (paura, rabbia, aggressività) e a gestire la quotidianità.
Attraverso un lavoro che si fonda sull’alleanza terapeutica, il paziente e il professionista andranno a comprendere le difficoltà che affliggono il soggetto, cercheranno nuove strategie, in un’ottica di onestà e condivisione.
Lo psicoterapeuta aiuterà il paziente e, di conseguenza, i suoi cari ad affrontare la malattia e i sentimenti ad essa connessa, dalla paura alla vergogna, dall’ansia alla desolazione, accompagnandolo nel processo di consapevolezza e rinnovo.